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Enrico Baj e la Patafisica

INVITO-ENRICO-BAJ
1.ENRICO BAJ JOAN TIRADOR, 1993, CM. 31X23, LEGNI E COLLAGE
2.ENRICO BAJ MENDI BUNDI, 1994, 55X23X12 , LEGNI E COLLAGE
3.ENRICO BAJ UFFICIALE ROSSO, 1986, COLLAGE SU CARTONE, CM. 57X38
4-TZM BLAKA, 1967, PLASTICA SU LEGNO, 72X51
5-2.ENRICO BAJ SENZA TITOLO, 1956, OLIO E COLLAGE DI OVATTA E VETRI COLORATI SU TELA, CM. 59,6X120
BAJ-FEMME-AU-CHAPEAU-1968-TECNICA-MISTA-CM-65X54
5.ENRICO BAJ SENZA TITOLO, 1956, OLIO E COLLAGE DI OVATTA E VETRI COLORATI SU TELA, CM. 59,6X120
BAJ-SENZA-TITOLO-1954-PENNARELLO-SU-CARTA-45,3X34,3-(1)
Enrico Baj, Testa, 1953, china e pastello su carta, 34,5x26,2
Enrico-Baj,-Studio,-1953,-pennarello-su-carta,-34,5x52,4
Enrico-Baj,-Studio,-1953,-pennarello-su-carta,-34,5x52,4
Enrico-Baj-Uomo-con-cane-1953-inchiostro-e-pastello-su-carta-34,8x26,5
Enrico-Baj-Ritrattino-1954-china-e-pastello-su-carta-34,5x26,5
BAJ-SENZA-TITOLO-1954-PENNARELLO-SU-CARTA-45,3X34,3-(2)

27 ottobre- 9 febbraio 2013

Sabato 27 ottobre alle ore 18 la Galleria di Bologna Di Paolo Arte aprirà la nuova stagione artistica con una mostra dedicata a uno dei Grandi Maestri del ‘900 italiano a quasi 10 anni dalla sua scomparsa, Enrico Baj Filo conduttore della sua ampia produzione è l’ironia dissacratoria e il continuo rinnovarsi dell’espressività. Baj elabora uno stile molto originale in cui prevale il piacere di fare pittura con ogni sorta di materiali. I suoi lavori anche se pervasi da una vena giocosa e ironica si integrano con un forte impegno civile,così come la sua attività creativa si intreccia con la riflessione sull’arte.
In mostra saranno esposte 20 opere tra dipinti, disegni e sculture, oltre ad una selezionata scelta di opere multiple, che percorrono vari periodi dell’operato di Enrico Baj. Si parte da una decina di interessanti opere inedite su carta collocabili tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’50: dagli esperimenti astratti della fine degli anni ’40 a certe “macchie” già di carattere “nucleare” ,che dialogano con le più incisive espressioni dell’Informale europeo e americano, passando per le intriganti spirali di orbite atomiche, le “Teste solari” del 1953 e i Ritratti del 1953-54.
Si prosegue con un raro collage e ovatta su tela del 1956 dove è già evidente quel processo che Baj opera nell’ambito del collage; rifacendosi a tale tradizione infatti Baj ne rinnova decisamente l’estensione rovesciando il rapporto pittura-oggetto a favore di un dominio quasi assoluto di quest’ultimo. In Europa forse soltanto Baj e Burri compiono a metà degli anni ’50 una così radicale utilizzazione oggettualistica del collage.
Ci sarà anche una “Plastica” del 1967 , la plastica è per Baj il materiale-simbolo della società industriale, derisa beffardamente dall’artista per l’uso indiscriminato e modaiolo di qualsivoglia novità. Evidente è l’elemento del gioco infantile nell’opera “Ufficiale Rosso”, usato come strumento ulteriore della sua dissacrante commedia, rivolta sia contro la falsa apologia della seriosità infantile, sia contro la falsa e più pericolosa seriosità adulta.
Cronologicamente terminano la mostra due opere degli anni ’90 del ciclo delle “Maschere tribali”, immagini di un moderno “primitivismo” con cui la società opulenta vuole rifarsi un look istintuale e selvaggio riciclando, come simboli, gli oggetti del consumo quotidiano.

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