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Mario Schifano

Mario Schifano, Paesaggio anemico
Mario Schifano, Video 13
Mario Schifano, Video 18

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Mario Schifano (Homs, 20 settembre 1934 – Roma, 26 gennaio 1998). Ritenuto da molti l’esponente di spicco della pop art italiana, viene considerato l’erede di Andy Warhol. Restano memorabili le sue esibizioni con la creazione di dipinti di enormi dimensioni realizzati con smalti e acrilici. Moltissimi dei suoi lavori, i cosiddetti "monocromi", presentano solamente uno o due colori, applicati su carta da imballaggio incollata su tela. L’influenza di Jasper Johns si manifestò nell’impiego di numeri o lettere isolate dell’alfabeto, ma nel modo di dipingere possono essere rintracciate analogie con il lavoro di Robert Rauschenberg.
In un quadro del 1960 si legge la parola "no" dipinta con sgocciolature di colore in grandi lettere maiuscole, come in un graffito murale.
Schifano col suo linguaggio tra il fotografico e il televisivo si rileva il grande artista europeo, italiano, moderno calato nel suo tempo, con un forte "senso di contemporaneità", che si evince anche per la scelta di materiali di produzione industriale, i colori a smalto, le vernici alla nitro.
Tant’è che ancora oggi le opere realizzate negli anni sessanta restano di incredibile attualità. Tra le più importanti, vanno ricordate le serie dedicate ai marchi pubblicitari, alle biciclette, ai fiori e alla natura in genere.
Appassionato studioso di nuove tecniche pittoriche, fu tra i primi ad usare il computer per creare opere, riuscendo ad elaborare immagini e a riportarle su tele emulsionate.
Riguardo l'impegno delle presenze in personali e collettive soprattutto in Italia prosegue, seppur meno proficuo, a causa delle crisi esistenziali di cui l'artista fu preda dalla fine degli anni Sessanta fino a pensare quasi di ritirarsi dalla scena artistica, fino a siglare i due decenni a venire.
Dopo questi anni di tormento, in cui Schifano si propone con opere che oltre a ripensare i grandi artisti delle avanguardie storiche, da Magritte a de Chirico, Boccioni, Picabia, Cézanne, riproducono la sua stessa produzione (quella degli anni Sessanta), l'artista, quasi al volgere del nuovo decennio, ritornò in maniera operativa agli strumenti propri della pittura gestuale e del disegno. L'unica materia è il colore sulla superficie bidimensionale del quadro.
La prolificità dell’autore, e l’apparente semplicità delle sue opere, portò alla creazione di un numero impressionante di falsi che hanno inondato i mercati, soprattutto dopo la sua scomparsa.
L’attenzione della critica verso di lui fece sì che la sua presenza in importanti esposizioni non avvenne solo in Italia, ma anche e soprattutto negli anni ’90, all’estero.
Nel 1997 venne insignito del Premio San Giorgio di Donatello per le vetrate policrome della cripta di Santa Croce a Firenze, per il settimo centenario della costruzione.
Fu anche un grande appassionato di ciclismo, tant’è che disegnò per due volte la maglia rosa. Morì a 64 anni, dopo una vita di eccessi e sregolatezze.