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L’Aurea Rossa – Elica Sartogo

L'Aurea Rossa

Elica Sartogo L’Aurea Rossa

A cura di Guicciardo Sassoli de’Bianchi Strozzi

Bologna, Galleria Di Paolo Arte (Mostra dal 8 maggio al 19 giugno 2021)

Art City 7-8-9 maggio  -   Opening sabato 8 maggio ore 17

Dopo The Cosmic Movie (Roma, EDDart, Palazzo Taverna, ottobre – novembre 2020), Elica Sartogo presenta L’Aurea Rossa, la sua prima mostra personale a Bologna, in occasione di Art City. La mostra, concepita nello studio dell’artista sul monte Celio, a due passi dal Colosseo, è un omaggio al Sole, alla circolarità della vita, ai moti ellittici astrali che già dall’antico erano valorizzati, conosciuti, contemplati. Le sue idee si materializzano in 27 opere realizzate su grandi tele lasciate senza cornice e libere, in disegni e ceramiche. Elica Sartogo fa propri gli elementi che compongono la vita: aria, acqua, terra, fuoco. Viaggia nel ciclo solare che dà ritmo e vita alle stagioni sulla terra, nelle mareggiate lunari, nei vulcanici ricordi di una terra magmatica fino ad immaginare di approdare sulla superfice solare e poterla quasi toccare. Su tutte, sempre il sole parte integrante dei titoli delle sue opere, che denota il calore, la vita, o meglio il ciclo della vita. Come le maree che vanno, vengono e quindi, tornano. Colore e dinamismo, con recuperi di memorie dal Futurismo e dall’Arte Povera si miscelano in opere sperimentali di impatto immediato. Quando nel 1968 Germano Celant doveva dare il nome a un gruppo di artisti che portavano avanti nuove ricerche d’avanguardia sull’uso dei materiali, giocando sulla sinestesia e quindi sull’uso incrociato e complementare di più sensi, pensava di dare loro il nome di Nuovo Futurismo, ma poi scelse: Arte Povera. Un gruppo di artisti che proseguiva alcune delle ricerche più visionarie del Futurismo, con un procedimento semplicemente più mentale, senza il bisogno del ‘chiasso’ futurista. Il problema della sinestesia passa all’Arte Povera e con essa all’uso di materiali sempre più ‘tattili’. In Elica Sartogo emergono spontaneamente queste convergenze e memorie. Le sue tele possono richiamare all’astrattismo oltre che a Balla, Van Doesburg, Kupka, Sonia Delaunay, ma anche qui il coefficiente ‘poverista’ è presente, nella stesura diretta sulla tela lasciata a nudo, a vista come sfondo, e applicata alla parete senza cornice, ‘nuda’, con i suoi bordi lasciati naturali e sciolti come reti da pescatori appese, come sacchi o addirittura le pelli che un ‘poverista’ come Gilberto Zorio, appendeva a parete, come “cose fluide ed elastiche, senza perimetri laterali e formali”.  Nelle sue opere c’è questo misto di colore potente, deciso, energetico e materiale naturale come il richiamo alla forma per eccellenza del cerchio, del sole, soprattutto a Roma, dove le vestigia e l’iconologia solare ci ha lasciato così tante tracce. Come il “Sol Invictus” costantiniano, dal quale ne venne tratta una festa specifica con una sua iconologia, poi tramutata nel Cristianesimo, nel Natale. Il ciclo di tele L’Aurea Rossa (Raggiante,  L’Aurea, Mare Vulcanico Raggiante, Helix Aurea, Aeterna Helix) sono dipinte a calce naturale su canapa: Elica ama sperimentare nuove tecniche e non a caso nella serie di opere Sole Colossale (Colos’sole, Colos’sol Aequa Nox Domus Aurea) usa supporti in plexiglass e tavole di legno sulle quali applica l’affresco alla romana, con pigmenti naturali e oro. Il richiamo al Sole così come alla dimensione cinematografica del Colosseo romano è nelle pitture su carta del Cinema Colossale Italiano, dove trova spazio, al centro anche un piccolo sampietrino, simbolo di un ‘epoca, che sta svanendo per far spazio al cemento nelle strade. Le vie tattili di Elica Sartogo proseguono nelle ceramiche smaltate come Terrae del Sole Meridiana Roma, eseguite dopo aver studiato alla maniera antica a Siena, i segreti della bottega rinascimentale dei Della Robbia: il richiamo è ancestrale, legame primigenio alla terra, quindi un ceramica calda, solare, non originale ma originaria, che viene prima di tutto.

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