Sergio Romiti (Bologna, 14 aprile 1928 – Bologna, 12 marzo 2000) è stato un pittore italiano che non ha mai aderito a nessun gruppo.
Già nel 1946, si dedicò alla pittura, ma il suo battesimo artistico avvenne nel 1948 quando espose alla Prima Mostra Nazionale d'Arte Contemporanea a Bologna.
L'anno seguente espose alla Galleria del Secolo di Roma con Vacchi e Barnabè. Nel 1954 vinse un premio acquisto alla seconda edizione del Premio Spoleto.
Rimase alla ribalta della scena artistica italiana e ottenne nel 1960 la sala personale alla Biennale di Venezia. Dopo gli anni '60 il suo percorso artistico fu portato alle estreme conseguenze, infatti senza essersi mai allontanato dalla sua città natale se non brevemente, e dopo aver condotto una vita appartata e solitaria, decise di porre termine alla sua vita il 12 marzo 2000.
Fu uno dei protagonisti dell'arte in Italia nel secondo dopoguerra. Partendo dal cubismo picassiano e dalla lezione di Morandi, attraverso un processo di astrazione geometrica e cromatica, giunse alla definizione di forme molto personali. Si può situare a metà fra Morandi e l’Informale.
Del 1976 è l'importante retrospettiva sul Nostro a Bologna curata da Maurizio Calvesi. Dopo tale data, frustrato dall'incomprensione verso i lavori dell'ultimo periodo di attività, fu colpito da una burrasca emotiva amara che si concluse intenzionalmente con la sua vita.
Nel 2006 la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna organizzò una retrospettiva su di lui, proponendo anche opere inedite.
Nel 2019 a Casa Saraceni a Bologna si è tenuta la mostra “Una monografia e una donazione. Le essenzialità pittoriche di Sergio Romiti” curata da Angelo Mazza.