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Tetsuro Shimizu

Tetsuro Shimizu, Anelito
Tetsuro Shimizu, Labile
Tetsuro Shimizu, Riverbero
Tetsuro Shimizu, Spazio obliquo
Tetsuro Shimizu, Spazio obliquo
Tetsuro Shimizu, Spazio vacillante
Tetsuro Shimizu, Tempo incerto

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Tetsuro Shimizu (Tokyo, 1958)
Vive e lavora a Milano. Si è trasferito in Italia nel 1987, dove si è diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 1985 espone le sue opere in gallerie private e spazi pubblici sia in Italia che all’estero.
Tra le più significative ricordiamo la personale del 2013 dal titolo "Im-permanenza Mujō 無常", a cura di Galbiati al Palazzo Libera di Villa Lagarina in provincia di Trento.
Nel 2014 un’altra importante personale, dal titolo “Imperfezione” al Museo Enrico Butti; e nello stesso anno “Dynamicmuseum” al Museo Minguzi di Milano curata da Stefano Iaccheo e Marco Teseo.
Nel 2015 sempre al Museo Ernico Butti ha presentato "Slittamenti del cuore", 9 artisti allievi di Gottardo Ortelli, a cura di Cerritelli.
Oltre alle mostre personali, ha partecipato anche a molte mostre collettive in diverse città d’Italia.
Nel 2019 ha inaugurato un’altra personale a Milano, per la prima volta nella Galleria Antonio Battaglia, nel quartiere Brera, dal titolo “Spazio Obliquo”. In mostra ha presentato tutte opere pensate per lo spazio, che l’artista ha realizzato negli ultimi due anni, lavorando anche su un modello in scala della galleria.
Shimizu lavora da sempre sulla costruzione del quadro attraverso la sagomatura della tela con telai da lui stesso costruiti, in cui la pittura entra in profonde fenditure nel telaio stesso, uscendo così dal perimetro abituale del quadro per confrontarsi con uno spazio altro.
Le quadrature oblique delle opere danno, per l’autore, il senso di come l’intero universo sia obliquo, ad iniziare dall’inclinazione delle terra.
Shimizu si serve di tecniche antiche come la preparazione della tela grezza con la colla di coniglio, dando così profondità e densità alle pennellate e alle stratificazioni di pittura ad olio dai colori accesi. Risaltano proprio in queste opere le sue origini giapponesi e la filosofia Zen, che richiamano alla necessità di andare oltre il contingente e il sensibile per cercare di approdare ad una dimensione altra, più profonda e soprattutto più spirituale.